A CURA DEL PROF. NICOLA PEPE
E
la Tabula Peuntingeriana che cita per la prima volta Turenum
(La tabula Peuntigeriana è la copia del XIII sec. di
un itinerario romano del IV sec.).
Comunque notizie certe di insediamento urbano si hanno dal
IX sec. :la prima occupazione fu longobarda e, successivamente,
bizantina.
Sede di vescovado, nel XI sec. superò per lacquisizione
di possedimenti la sede vescovile di Canosa, andata in rovina
a causa dei Saraceni.
Nel sudetto secolo la costruzione della cattedrale, sotto
i Normanni, sta a significare limportanza che la città
era venuta ad assumere, anche come centro di scambi commerciali
e culturali con il vicino Oriente.
Foese a questetà si potrebbero ricondurre gli
Ordinamenta Maris, cioè regole marittime necessarie
per i traffici commerciali, anche se il testo giuntoci è
del XVI sec., che a sua volta si rifarebbe ad uno del trecento.
La fortuna di Trani è, quindi, legata al porto ed alle
Crociate, che ad esso si riferirono: tale ricca situazione
commerciale fece giungere, fino dal XI sec. famiglie dalle
Repubbliche Marinare(Amalfi,Genova, Venezia ) che si insediarono
nella città, che già godeva di una ricca presenza
ebraica con Giudecca e sinagoghe varie, conservatesi bene
fino ai nostri tempi, che resero Trani la città più
ebraica del meridione nel suo tempo.
Daltra parte limportanza politico commerciale
di Trani è dimostrata dalla presenza di un console
di Venezia sin dal XII sec.e da quelli di altri consolati
addirittura del nord Europa, come Inghilterra, Olanda, ecc.,
le cui sedi erano situate, come ancor oggi si può leggere
dalle epigrafi consolari, nei caseggiati difronte alla Cattedrale.
Non mancarono, oltre alla ricca e fiorente colonia ebraica,
anche i mercanti fiorentini, che attestarono che, dopo Venezia,
Trani era il più prosperoso porto dellAdriatico.
Con Angioini ed Aragonesi (XV-XVI sec.), la città attraversò
un periodo di crisi, aggravato subito dopo dal dominio spagnolo,
e dalla conseguente cacciata degli Ebrei, che da sempre avevano
costituito il più potente fulcro economico della sua
società, tanto è vero che ci è nstato
tramandato dal Medioevo un detto significativo, attribuito
a Federico II, che dice: Fugite Tranenses, ex sangune Judae
discendentes.
Comunque, successivamente, fra il XVII e XVIII sec. con il
passaggio sotto il regime borbonico, il conseguente miglioramento
di gran parte delleconomia meridionale, e soprattutto
la crescita di una doviziosa classe sociale aristocratica-borghese,
dedita al latifondo ed al commercio, che la arricchì
anche architettonicamente di una splendida serie di palazzi
sontuosi e marmorei, distendendosi ad est oltre le mura, e
lungo il porto, la città acquistò lantica
floridezza, e giunse a diventare capoluogo di Provincia, fino
allavvento del regime Napoleonico e di Gioacchino Murat,
che spodestò i Borboni, sotto il quale fu privilegiata
la città di Bari.
Non a caso in tale contesto si pone il famoso eccidio del
1799, compiuto dai Francesi a danno della città, che
fu messa letteralmente a ferro e fuoco, rea di aver parteggiato
per i Borboni.
In tale diatriba non è un caso che, subito dopo il
ritorno dei Borboni, dopo la caduta di Napoleone, la città
recuperò la primitiva egemonia su Bari e nel Regno
di Napoli, oltretutto anche per motivi giuridici, culturali,
oltre che economici, per perderla definitivamente allinterno
del Fascismo nel primo Novecento.

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